ZONA ECONOMICA SPECIALE, MOLISE AL PALO

Che fine ha fatto la Zona economica speciale del Molise legata a quella della Puglia?

E’ l’interrogativo che pongono in queste ore imprenditori e parti sociali alla luce del mancato avvio dello schema programmatico così come era in delibera della Giunta regionale 130 del 19 aprile del 2019.

Un’area, sorta con l’obiettivo precipuo di attrarre grandi investimenti, favorendo la crescita delle imprese già operative o la nascita di nuove realtà industriali nelle aree portuali e retroportuali e implementando le piattaforme logistiche, collegate anche da intermodalità ferroviaria.

Un’estensione di 516 ettari sui quali lavorare per attrarre investimenti industriali anche grazie ai contratti di sviluppo e alla facilitazione del credito d’imposta all’80% e creare nuova occupazione.

In un primo momento la zona economica speciale del Molise doveva essere unita a quella della regione Abruzzo.

Poi, invece, la giunta regionale molisana ritenne di doversi accordare con la Puglia.

Morale della favola, oggi, quella dell’Abruzzo sta ultimando l’iter e sabato e domenica ci saranno tavoli tematici per fare il punto della situazione e mettere in linea tutti gli strumenti finanziari possibili per rilanciare l’economia regionale.

In Molise è tutto fermo tanto che non è stato finora reso operativo il riconoscimento per i beni acquisiti dalle imprese del credito d’imposta per gli investimenti , le semplificazioni e le zone doganali intercluse, è tutto fermo, anche, in relazione all’obiettivo di far rientrare le imprese della logistica all’interno del credito d’imposta.

E, intanto, incombe anche il Pnrr dal quale dovrebbero arrivare per la sola area portuale di termoli oltre 24 milioni di euro.

Non un confronto, una discussione, una strategia programmatica.