TIFOSI ROSSOBLU CONTRO IL CARO BIGLIETTI
Nonostante l’appello della tifoseria relativo al caro biglietti, la situazione si risolve in un nulla di fatto. Vedere una partita del Campobasso, rimane ancora un hobby tra i più costosi. Poche parole spazio ai prezzi:
- dai 20 ai 50 euro per le tribune
- 15 euro per la curva
- 10, per le donne
tutto nella norma, se solo fossimo in lizza per la promozione, ma anche lì non quadrerebbero i conti visto che il Catanzaro proprio per il big match contro il Bari ha deciso di fare l’esatto contrario: giornata giallorossa per portare gente ed entusiasmo. Per assistere al match dell’anno del girone C, infatti basterebbero soltanto 13 euro per le curve e dai 20 ai 30 euro per le tribune.
Il Campobasso inizia ufficialmente l’avvicinamento ad una partita, quella col Messina, che può valere un’intera stagione. Non è un momento semplice, la squadra ha bisogno del calore e del sostegno dei suoi preziosissimi tifosi. Nulla è lasciato al caso, battaglie in campo, vittorie e sconfitte, si può perdere un match o un campionato, non si può perdere il tifo, non si può perdere il battito.
Abbassare il prezzo del tagliando per avvicinare la gente: lo ha fatto appunto il Picerno, lo farà il Catanzaro 8° forza del girone per media spettatori allo stadio, 2.465 per l’esattezza, nel big match contro il Bari. Non l’ha mai fatto ne lo farà, il Campobasso, nonostante preceda i calabresi in questa speciale classifica con una media spettatori addirittura superiore, con 2.882 persone.
Tanti, troppi soldi ed il solito problema della tutela del tifoso, che dovrebbe essere l’articolo uno dello statuto delle regole dello sport. Difficile fare di più dentro al campo, Cudini e ragazzi lottano per mantenere vivo il sogno del professionismo nel capoluogo, ma tenacia e determinazione potrebbero non bastare se fuori dal rettangolo verde, non c’è organizzazione.
Passi il mercato invernale, di pensieri, parole e pochi fatti, passino pure le sciagure logistiche, la tarda partenza per Picerno e le follie siciliane di Palermo e Messina compiute comodamente, si fa per dire in autobus, come se il calendario non fosse di per se già faticoso di suo. Non passi però il messaggio che il calcio è di chi lo paga.
Prezzi più popolari per la partita con i peloritani, in città non si discute d’altro. Città in cui evidentemente non sono presenti amministratori e dirigenti del lupo che fanno orecchie da mercante su un problema che attanaglia il calcio moderno. E allora l’appello del tifo, che il calcio a Campobasso sia una malattia lo sapevamo, ma cosi, ce la trasformate in qualcosa di cronico. Si prova ad evadere da questo traffico mentale così stressante, si chiamano i soliti amici e ci si organizza per andare a vederla dal vivo, questa benedetta partita. Ma anche qua, c’è un bell’ostacolo. Perché se questa lotta commerciale poteva avere il risvolto positivo di far disdire qualsiasi tipo di abbonamento alle pay tv e spendere quei soldi per riservarsi un seggiolino al Nuovo Romagnoli, ci pensa una società quasi alla deriva come quella attuale, a far rimettere sciarpe e cappelli nell’armadio, nel momento della verità.
L’importanza sociale del Campobasso a Campobasso, a quanto pare non è ancora compresa a sufficienza, per non dire che non si vuole comprenderla affatto. Per un qualsiasi individuo, alienarsi all’interno della propria squadra significa abbandonare il resto e alleggerirsi. Che si vinca o si perda, quell’individuo è comunque felice di poter andare a liberare la mente dalle turbe personali e poter condividere quell’amore che lo lega ad altre migliaia di persone, di campobassani e di molisani.
Perché la passione, qualsiasi passione, non si misura dal fatto che quell’individuo sia il padrone della fabbrica oppure l’operaio della stessa. D’altronde ce lo ripetete costantemente anche voi: il calcio è di chi lo ama. Non contradditevi.
Il lupo non si compra, il lupo non si discute, il lupo e i colori si amano, i tifosi…pure.
Domenica, tutti allo stadio, c’è una C da mantenere, per il bene dei tifosi, per la città, per il Campobasso.