Rifiuti urbani, in Molise troppi in discarica
EcoForum – L’economia circolare dei rifiuti, Legambiente presenta i dati sulla raccolta differenziata in Molise. Dati in crescita rispetto al 2016, ma c’è ancora molto da fare per far crescere il riciclo dei rifiuti e far decollare l’economia circolare regionale. Necessario un aumento delle percentuali di raccolta differenziata nei grossi centri a cominciare da Campobasso (13,6% dato 2017), Termoli (33,1% dato 2017) ed Isernia (52,3% dato 2017) ancora fermi a percentuali non corrispondenti agli obblighi normativi. Si è svolta questa mattina presso la Camera di Commercio del Molise la prima edizione regionale dell’EcoForum. L’iniziativa, organizzata in collaborazione con la Camera di Commercio del Molise, ha avuto l’obiettivo di stimolare il dibattito riguardante il settore dell’economia circolare, settore che nella nostra regione, a causa della mancanza di una programmazione ad hoc, stenta però ad avviarsi con la conseguente mancanza di opportunità occupazionali e di investimento che ne potrebbero derivare. “Nel 2017, nonostante gli investimenti operati dalla Regione Molise tramite il programma attuativo regionale (PAR), le percentuali di raccolta differenziata non sono ancora soddisfacenti. – dichiara Manuela Cardarelli, Presidente Regionale Legambiente Molise – Auspichiamo un miglioramento della percentuale del 30,7%, considerato che negli ultimi anni c’è stato un incremento di comuni che hanno puntato ad una raccolta differenziata ben organizzata e puntuale, che ha visto protagonisti non solo i cittadini attenti, pazienti e scrupolosi, ma anche le amministrazioni che hanno saputo gestire un cambiamento di abitudini a dir non poco facile. In compenso però – continua Cardarelli – diversi comuni sono fermi a percentuali minime o addirittura pari allo zero, con amministrazioni che tengono poco in considerazione l’obbligo normativo che prevede una percentuale di raccolta differenziata minima pari al 65% entro il 2012. Ad aprile del 2018 è stato approvato dal Parlamento Europeo il Pacchetto dell’Economia Circolare che prevede degli obiettivi ambiziosi circa la riduzione della produzione di rifiuti. Un nuovo modo economico di fare impresa, le cui materie prime sono formate da quelli che comunemente chiamiamo “rifiuti”. Una materia prima-seconda che riprende vita e torna all’interno di un nuovo ciclo produttivo creando lavoro, economia, nuove prospettive. L’Italia può posizionarsi ai primi posti nell’Europa dell’economia circolare tenendo conto che varie sono le esperienze sul territorio. “L’economia circolare nel nostro Paese è già una realtà in diversi territori grazie al lavoro prezioso di istituzioni, società pubbliche e aziende private virtuose – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani – Ma per far decollare il settore serve la volontà politica delle amministrazioni locali, primo anello della catena dell’economia circolare, ed è fondamentale rimuovere gli ostacoli non tecnologici ancora presenti nel nostro Paese. La burocrazia asfissiante, l’inadeguatezza di alcuni enti pubblici, le autorizzazioni sbagliate, i decreti ‘end of waste’ sulle materie prime seconde che non arrivano mai, il mancato consenso sociale per la realizzazione dei fondamentali impianti di riciclo, a partire da quelli per trattare l’organico come di digestori anaerobici con produzione di biometano, sono questioni che vanno affrontate una volta per tutte per voltare pagina in tutto il territorio nazionale. Solo così riusciremo a mantenere una leadership europea sull’economia circolare conquistata grazie ad alcuni attori visionari e coraggiosi che ora devono essere affiancati da tutti gli altri che ancora non hanno imboccato la strada dell’innovazione e del futuro, nel Molise come nel resto d’Italia”.
Al termine dell’iniziativa sono stati premiati i sindaci molisani dei comuni ricicloni, ovvero quei comuni che, nel 2017, si sono distinti per le elevate percentuali di raccolta differenziata (pari o superiore al 65%). Tra i ricicloni spiccano quelli rifiuti free, ovvero 6 comuni dove la raccolta differenziata funziona correttamente, ma soprattutto dove ogni cittadino produce, al massimo, 75 chili di secco residuo all’anno, ovvero di rifiuti indifferenziati avviati a smaltimento.