ISERNIA, EX CENTRO COMMERCIALE COVO DI TOSSICODIPENDENTI
Il degrado delle periferie urbane rappresenta, innegabilmente, un problema che interessa tantissime città italiane, dal nord dello stivale al più profondo sud. Una piaga sociale alla quale, purtroppo, non si riesce a trovare rimedio nonostante gli sforzi profusi da molte amministrazioni comunali e dalle stesse forze dell’ordine. Solo qualche giorno fa, vi abbiamo parlato del recente progetto avviato dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza, un’operazione a livello nazionale chiamata, appunto, “periferie sicure” che ha interessato anche il Molise.
Eppure a Isernia c’è un problema che sembra persistere e che riguarda una zona ben definita della città: l’area dell’ex centro commerciale di via Umbria e, in particolare, i parcheggi dinanzi alle case popolari. E sono proprio gli abitanti a lamentare la grave condizione di degrado e abbandono, sollecitando periodicamente le forze dell’ordine che, purtroppo, pur pattugliando la zona, non riescono ad impedire il sistematico accampamento di tossicodipendenti. Un vero e proprio rifugio, come testimoniato dalla presenza di siringhe e fiale di metadone.
Una zona, purtroppo, non nuova ad avvenimenti del genere e gli isernini ricordano ancora bene quando nel 1998 morirono per overdose, proprio in quei parcheggi, due giovani del posto. Trovare una soluzione a questo problema appare d’obbligo: sono davvero molti i cittadini che si dicono esasperati da tale condizione, un complessivo stato degenerativo che, stando a quanto ci è stato riferito, rischia solo di peggiorare anche in vista del futuro abbattimento delle case popolari che, di certo, renderà la zona ancora più isolata e marginale.
I concetti di riqualificazione e valorizzazione delle periferie urbane devono, alla luce delle tante sollecitazioni e segnalazioni che pervengono quotidianamente, rappresentare una priorità nel lavoro svolto dagli amministratori; le forze dell’ordine, da sole, non possono di certo rappresentare una soluzione al problema le cui origini sono da ricercare in un più profondo malessere sociale sul quale s’impone l’obbligo di un’analisi profonda e organizzata.