IL GOVERNO NON RISPONDE, PESCATORI SI FERMANO
Nuovo stop della marineria termolese che dopo un acceso dibattito tra armatori delle marinerie di Puglia, Abruzzo e Marche, ha deciso di fermarsi ancora una volta per il caro gasolio che rischia di mettere in ginocchio il settore. Le conseguenze sono evidenti, sia per le centinaia di famiglie coinvolte, sia per l’impatto sull’intera filiera ittica. Nelle ultime ore infatti l’associazione Marineria d’Italia e d’Europa ha dato seguito all’ultimatum lanciato circa tre settimane fa in occasione del maxivertice di Pescara quando fu stabilito da diverse marinerie di Adriatico e Tirreno che se il Governo non fosse intervenuto sul prezzo del carburante la pesca si sarebbe fermata. Il costo del gasolio è rimasto sopra l’euro ed ora è arrivata la proclamazione di uno sciopero ufficialmente partito ieri ma che, tecnicamente, sarà attivo dalle prime luci dell’alba di lunedì quando le imbarcazioni dovrebbero riaccendere i motori per iniziare la nuova settimana di pesca. Gli armatori stanno pagando il gasolio 1,14 euro al litro,. Con duemila euro di gasolio – hanno ribadito – non si riesce più a lavorare quanto basta per poter vivere. E questo con la speranza che non ci siano avarie, danni alle barche e altri problemi imprevisti. Mancando qualsiasi iniziativa del governo in merito al settore pesca, anche dopo l’ultimatum lanciato 15 giorni fa, i titolari delle imprese di pesca hanno deciso di fermarsi per una settimana.