Gli agriturismi in Molise diventano dei ristoranti: fino a 250 posti a tavola
Ormai, siamo alla follia pura. Il consiglio regionale approva la legge che consente a chi fa turismo rurale di potere sfondare il tetto dei 100 coperti e arrivare a 250 posti a tavola. Come dire un ristorante. Non solo. Ora, gli agriturismo dovranno garantire solo il 50% della materia propria. Il resto? Potranno acquistarlo in un qualsiasi discount o supermercato. Un assurdo in una terra martoriata e c’è anche qualche consigliere regionale, come Antonino Tedeschi, che ha ritenuto ritenersi soddisfatto del risultato raggiunto. Proposta di legge che ha visto proprio lo stesso Tedeschi primo firmatario insieme ad Aida Romagnuolo e Nico Romagnuolo. Dunque, in Molise, non si fanno leggi per migliorare e sviluppare la ricettività; per creare personale turistico opportunamente aggiornato e formato; non si fanno verifiche, sopralluoghi, controlli agli alberghi, alle pensioni, ai B&B, agli agriturismo per garantire che agiscano nelle norme e corrispondano al turista ciò che il turista s’aspetta: cordialità, prezzi giusti, qualità. Niente di niente. L’anarchia è la cifra più alta e consolidata. E dietro segue a ruota il clientelismo tradotto, appunto, nel dare qualche contributo economico, garantire il foraggiamento delle Pro Loco e dei Comitati che si occupano di sagre (dalla salciccia alla birra passando per i cavatelli) e delle feste patronali, sull’assunto che in tal modo si confermano le tradizioni e con esse l’interesse del turista. Che, però, va cercato col lanternino, a meno che non si vogliano intendere turisti coloro che si spostano da un paese all’altro per “gustare” i cibi, “bere” la birra, e “guardare” le tradizioni. In definitiva, un assurdo.