FERROVIE, TRA RITARDI E AUMENTO DEI COSTI
Il Molise si trova a fare i conti con un progetto ferroviario che appare incompleto e inadeguato fin dall’inizio. Non è chiaro se la fretta di avviare certi interventi sia stata legata alla necessità di non perdere finanziamenti, ma è indiscutibile che gli interessi degli utenti molisani sembrano non coincidere con le priorità di chi gestisce i fondi per i lavori. Era il 23 luglio 2018 quando nella Sala Giunta di Palazzo Vitale, l’allora presidente della Regione Molise, Donato Toma, e l’amministratore delegato e direttore generale di Rete Ferroviaria Italiana, Maurizio Gentile, firmarono la convenzione concernente le opere di potenziamento infrastrutturale e tecnologico sulla tratta Roccaravindola – Isernia – Campobasso per complessivi 80 milioni di euro. I lavori dell’elettrificazione della rete avviati in pompa magna nel 2020 e da chiudersi entro i successivi tre anni, sono ancora di là da conoscere la data di conclusione. Forse solo a settembre di quest’ anno si potrà partire dalla stazione di Boiano. Mentre per giungere a quella di Campobasso occorreranno altri anni per le due gallerie di ingresso e uscita dalla stazioen del capoluogo che non possono conoscere l’abbassamento dei binari per potere consentire la posa in opera della rete elettrificata. Così, nonostante gli investimenti, le risorse disponibili continuano a essere impiegate senza portare a una vera e propria modernizzazione della rete ferroviaria. Costi, ricordiamo saliti dagli 80 milioni di euro a 290. Ovvero 210 milioni di euro in più e senza un risparmio in termini chilometrici e di tempo perchè non sono sttai affrontati i problemi strutturali del percorso, che resta simile a quello dell’Ottocento. Mentre resta un esempio di inefficienza la metropolitana leggera Matrice – Bojano, divenuta simbolo di una sostanziale mancanza di una visione a lungo termine in termini di pianificazione infrastrutturale.