Emergenza sanitaria, 98 Sindaci del Molise scrivono al governatore Donato Toma: “Così non va”
“Egregio presidente, è nell’esercizio del doveroso tributo di rappresentanza ai molisani, dei quali siamo parte integrante, che siamo ad esprimere nei confronti del governo regionale l’invito alla concertazione ed alla indispensabile cooperazione.
Infatti le circostanze contingenti connesse alla diffusione epidemiologica, su tutto il territorio nazionale, hanno manifestato, tra gli effetti, l’impoverimento del tessuto fiduciario tra le persone e le cariche istituzionali di rappresentanza.
La riduzione di fiducia è purtroppo da ricercarsi in conseguenza all’evidente scollamento che giornalmente si manifesta ogni qual volta i dati epidemiologici e di reazione sanitaria sono messi in relazione spicciola dall’uomo della strada alla reale situazione.
Infatti, a poco più di un mese dall’inizio della seconda ondata di contagio da Coronavirus, appare di tutta evidenza che la situazione, anche in Molise, è tutt’altro che sotto controllo.
In ultimo troppo spesso emerge l’evidente disallineamento tra la necessaria attuazione delle migliori regole di precauzione e reazione alla diffusione epidemiologica e la concreta azione di governo.
Noi Sindaci, primi tra i cittadini, presenti fisicamente su tutto il territorio, impegnati quotidianamente e costantemente alla lotta contro la diffusione del contagio, abbiamo più volte dato voce al disagio del territorio ed alle difficoltà locali, mantenendo, non senza difficoltà, un profilo istituzionale di cooperazione con il governo regionale, pur tra le perplessità generali in merito alla intera gestione della pandemia.
Pur tuttavia ad oggi – e in 9 mesi – non siamo mai stati coinvolti in alcun modo, né siamo stati interessati ai tavoli di concertazione per fronteggiare insieme gli effetti dell’epidemia.
L’evidente disinteresse del governo regionale lo ha condotto agli esiti che sono a tutti manifesti, di fatto privandosi della vera forza restauratrice delle buone regole della cooperazione, perché l’epidemia colpisce tutti ed è con lo sforzo unitario che la si argina, che la si combatte.
Sintomo della carenza gestionale della politica regionale è la totale incongruenza tra ciò che rilevano i dati Asrem sul numero di contagi e pazienti guariti, sulla cui genesi sarebbe opportuno approfondire il focus – tali dati si dimostrano difatti troppo spesso scorretti, incompleti e contradditori – con la situazione reale che noi, proprio perché presenti e attenti, registriamo effettivamente.
Con la diffusione dei test rapidi e la conseguente possibilità di sottoporsi all’esame per la ricerca del Covid19 presso i medici di base, sono immediatamente emersi elementi su focolai che non hanno alcun legame con i cluster noti, segno che la situazione non è affatto sotto controllo, e che sostanziano l’inaccettabile indeterminazione degli ambiti di tutela dei cittadini.
I numeri e la diffusione del contagio non sono più così contenuti da consentire, pur viste le limitazioni delle ordinanze, la libera circolazione sul territorio.
Aumentano costantemente i casi di positivi sintomatici e il numero dei decessi nella seconda ondata è raddoppiato.
Rileviamo contagi asintomatici tra famiglie e congiunti, tra amici e conoscenti, non legati a nessuna situazione di criticità ma che diffondono il virus in maniera veloce, incontrollabile.
I sanitari raccontano di ospedali al collasso, di presidi senza medici – ultimi e non ultimi i casi del 118 di Agnone e di Cerro al Volturno che da piano emergenza regionale, sono entrambi presidi di soccorso avanzato e quindi in obbligo di avere il medico – rimaste senza medico -, di chiamate disattese e mancati interventi per carenza di personale e di posti di accoglienza.
La situazione del 118, da sola, meriterebbe, particolare attenzioni: ad oggi il suo ruolo di immediata risposta alle emergenze territoriali è stato congestionato dalla necessità di trattare alcuni aspetti dei pazienti Covid che non rientrano nella competenza prettamente emergenziale – che sono invece di competenza dell’USCA -ma che, di fatto, trovano soluzione solo in questo importantissimo presidio.
Rileviamo tempi troppo lunghi per fare tamponi su soggetti con sintomi e/o possibili cluster, ancora di più da quando l’iter è cambiato e tutte le richieste di esami, di tutta la regione, devono essere processate a Campobasso.
Ed il trend negativo generale non sembra accennare alla flessione.
Una situazione così non è più sostenibile: noi dobbiamo dare risposte ai cittadini perché siamo il loro primo punto di riferimento.
Ma come possiamo farlo se a noi stessi viene negato l’accesso allo scrigno degli autentici elementi di valutazione, ad oggi dati tanto gelosamente celati a tutela, non certo nell’interesse dei molisani?
Pertanto, con questa lettera congiunta, senza colore politico ma con il comune e unico interesse quello della tutela della Salute e del territorio, siamo qui a chiedere che venga istituita immediatamente una commissione permanente, un tavolo di confronto con i Sindaci, che assuma l’obiettivo di condividere e di razionalizzare gli elementi di valutazione sulla condizione sanitaria dei molisani e sui fattori critici dei quali siamo, per missione, testimoni quotidiani.
Chiediamo pertanto, in primis, che vengano diffuse tutte le informazioni relative alle scelte degli ospedali – Hub, Spoke, ospedali da campo (?) e possibili, auspicabili, riaperture di strutture esistenti -, allo stato attuale dei nosocomi regionali, alle carenze di personale e attrezzature e soprattutto alle azioni che il Governo regionale intende mettere in atto (rete Covid Hotels?) per garantire le cure a tutti quanti ne avranno necessità, e non solo ai pazienti Covid positivi.
Chiediamo che vengano intraprese immediatamente azioni di massima trasparenza al fine di diffondere dati corretti e costantemente aggiornati, sui positivi presenti nelle comunità, così da poter lavorare alla nella gestione della comunicazione con i nostri cittadini e controllare, come ci compete, le nostre comunità.
Chiediamo a gran voce che si adotti immediatamente la riduzione degli spostamenti, ridimensionando al minimo vitale le azioni e i movimenti nel territorio, al fine di innescare la riduzione del contagio, dare respiro ai laboratori oberati dalle richieste di tamponi, agli ospedali, al personale medico sanitario e permettere una celere riorganizzazione anche dei servizi domiciliari, ora più che mai, necessari per ridurre ai soli casi acuti, l’accesso agli ospedali.
Non possiamo più affrontare la grave emergenza epidemiologica in difetto di una linea d’azione comune e coordinata, senza confronto, e negando ai protagonisti dello scenario pandemico, i cittadini, la consapevolezza di ciò che sta loro realmente accadendo.
Noi lo dobbiamo alle nostre comunità“.