DENTIZZI: CASE DI RIPOSO ABBANDONATE A SE STESSE
«Somme di denaro come ristoro sono state erogate ad innumerevoli categorie produttive dal governo italiano, ma neppure un centesimo è stato destinato a sostenere la gestione delle strutture per anziani – si legge in una nota del dottore Mino Dentizzi – afflitte da gravi disavanzi economici a causa dei diminuiti incassi e a causa dell’ingente aumento delle spese (acquisto di mascherine, igienizzanti, camici, calzari, cuffie, ecc..). Oltre a ciò, frequentemente i responsabili della sanità regionale hanno affermato che le case di riposo non appartengono alla rete dei servizi sanitari, però allo stesso tempo hanno emanato linee guida da osservare in questa emergenza che hanno procurato ancora di più aggravio dei costi e aumento dei carichi di lavoro per gli operatori. Purtroppo anche molte amministrazioni comunali, anziché sostenere le residenze per anziani del loro territorio, le hanno incolpate di cattiva amministrazione, di servizi di cura e assistenza manchevoli, di incompetenze gestionali. Diversi lavoratori, inoltre, in particolare infermieri, hanno accettato proposte di lavoro negli ospedali, anche fuori regione, dove la retribuzione economica è molto superiore, con la conseguente difficoltà, se non impossibilità, a reperire sostituti, anche per la persistente carenza di operatori sanitari e socio-sanitari qualificati. Chi è rimasto al lavoro nelle strutture manifesta stanchezza, frustrazione, insoddisfazione: si sentono abbandonati, ma resistono. I medici, gli infettivologi, gli pneumologi, i virologi furoreggiano sulla stampa, in tv, in radio, sui social con ogni varietà di opinioni, valide o insipide, mai però un cenno alle case di riposo, alle migliaia di anziani in carne ed ossa che ospitano, alle loro vite di sofferenze, di infermità, di non autonomia, alle loro necessità di risposte consone di assistenza e cura. Solo chi ci lavora continua a prendere le parti delle strutture per anziani ed alcuni (pochi) operatori con ogni mezzo tentano di fare ascoltare le loro esigenze, ma la loro voce non trova orecchie interessate né animi ricettivi».