CONVEGNO SUI 50ANNI DELLA REGIONE MOLISE, LA NOTA DELLA FANELLI
Era la serata del 17 dicembre 1963 quando, a larga maggioranza (493 voti su 536 votanti), la Camera approvò la proposta di legge costituzionale con la quale fu sancita la nascita della Regione Molise.
Ne torniamo a discutere per una nemesi, proprio negli stessi giorni, a cinquantotto anni da allora e a cinquanta dall’effettivo avvio delle regioni italiane. Una decisione storica che aprì nuovi orizzonti istituzionali e politici per la XX Regione, che oggi necessita di una nuova, approfondita riflessione, per tracciare la migliore e più sostenibile strada lungo la quale il Molise è già, di fatto, in cammino.
Domani, 21 dicembre, il Consiglio regionale del Molise celebrerà questo importante momento con un doppio, autorevole appuntamento. La mattina, con il convegno dal titolo “Il Molise e la sfida del regionalismo italiano dopo la pandemia”, il pomeriggio con una seduta d’aula dedicata al tema, per tracciare la rotta della nostra regione.
Un’iniziativa che ho fortemente voluto e ricercato, accolta dalla Presidenza del Consiglio e dai Consiglieri tutti, ai quali va il mio più sentito e sincero ringraziamento e sulla quale ho lavorato sin dall’agosto 2020, promuovendo a Termoli il primo incontro dedicato al tema del regionalismo.
Da qui, il percorso di studio e approfondimento su una riforma di cui si discute da anni, è proseguito in Consiglio Regionale, che ad ottobre 2020 approvò all’unanimità un ordine del giorno, di cui sono stata prima proponente, per commissionare una compiuta e particolareggiata ricerca di analisi – redatta poi dalla Svimez – sugli effetti positivi e negativi (economici, sociali, di competitività territoriale, finanziari) circa la possibilità di realizzare entità regionali che “accorpino”- utilizzo volutamente un termine generico – più Regioni, muovendo dal punto di vista dell’interesse della Regione Molise.
Una discussione che speriamo possa contribuire a definire il futuro delle nostre regioni, esprimendo una seria valutazione sui pro e contro dell’attuale regionalismo, per una riforma che si inserisce nel dibattito nazionale in corso, necessaria per risolvere i problemi mai superati, messi ancor più in risalto dalla pandemia.
Per avere più forza nei confronti dello Stato centrale e in Europa, per l’inizio di una nuova stagione, che dovrà vedere l’Italia e le Regioni capaci di riequilibrare i rapporti ed i diritti tra centro e periferia, città ed aree interne, per garantire più uguaglianza e giustizia sociale in tutti i luoghi. E tra le varie strade percorribili, un primo passo è quello concesso dall’ottavo comma dell’articolo 117 della Costituzione, la cosiddetta cooperazione rafforzata, che offre alle Regioni la libertà di associarsi liberamente, attraverso accordi (bilaterali o plurilaterali) ratificati dalle rispettive leggi regionali, senza necessità di riforme costituzionali, per svolgere insieme alcune funzioni. Senza cancellare le proprie istituzioni, basandosi su meccanismi di gestione simili a quelli europei.
Personalmente, ritengo però che quello della cooperazione rafforzata rappresenti solo l’inizio di un percorso più ampio e strutturato, che porti ad un ridisegno complessivo della geografia istituzionale italiana, dopo aver valutato tutti i pro e i contro in chiave di efficienza, competitività, riorganizzazione armonica dell’architrave del regionalismo.
Un percorso che porti a nuove articolazioni geografiche più vaste. Le macroregioni, infatti, possono rappresentare una delle soluzioni possibili, forse la migliore, per rispondere al meglio all’esigenza dei bisogni, dell’eguaglianza e della giustizia sociale, abbandonando quella fallimentare dei numeri e dei tagli che tanti, troppi danni ha generato dal 2008 ad oggi. Perché quello che oggi più conta, è la necessità di trovare attraverso le riforme i modi per attuare appieno i diritti (l’esercizio di quello alla salute, alla mobilità, al lavoro, alla formazione, ecc.), ridurre i costi, aumentare le possibilità di crescita e sviluppo sociale ed economico.
Di tutto questo parleremo nel corso dell’incontro di domani mattina, con validi e qualificati relatori: Adriano Giannola Presidente Svimez, la professoressa dell’Università del Molise Laura Ronchetti, il già Presidente della Regione professor Giovanni Di Giandomenico, il Presidente dell’Associazione degli ex Consiglieri Gaspero Di Lisa, i colleghi Consiglieri Iorio, Greco e Cefaratti e con gli esponenti del partenariato istituzionale, economico e sociale.
Dunque, ancora una volta ringrazio l’intero Consiglio regionale e il suo Presidente Salvatore Micone, per aver voluto compiere questo primo, importante passo, sulla possibilità di realizzazione di organizzazioni regionali nuove, muovendo dal punto di vista dell’interesse della Regione Molise: non subendo, ma scegliendo.
Campobasso 20 dicembre 2021
Micaela Fanelli