Campobasso, in consiglio comunale l’urbanismo tattico
Ma si può? In una città spenta, piegata dalla crisi prima ancora della pandemia, con un calo costante della popolazione, priva di una prospettiva su cosa fare il Consiglio comunale di Campobasso cincischi gloriandosi dell’urbanismo tattico?
Ovvero, quello di andare a dipingere qualche strada o di posizionare delle fioriere per restringere la carreggiata e ampliare il marciapiede.
Come dire, stendiamoci una bella mano di vernice.
Ma il consiglio comunale non avrebbe dovuto pensare a interventi più strutturati e meditati proponendo bandi per mettere a confronto tanti progetti architettonici diversi in modo da aprire un dialogo?
A cercare di dare vita alla città del domani?
O, Campobasso, deve essere un dipinto a terra?
In altre realtà cittadine si sta disegnando una nuova città.
Si va verso la ‘città dei 15 minuti’: una città in cui i servizi, il posto di lavoro e i luoghi di aggregazione si possano raggiungere tutti entro un quarto d’ora a piedi o in bicicletta.
Con il mondo che cambia e con il lavoro agile che attende nuovi spazi.
Un modello ben distante da quello attuale nato negli anni Settanta e Ottanta, quando i quartieri erano perlopiù dormitori e tutti i servizi erano in centro.
Coinvolgere professionisti con i bandi di concorso per dare concretezza e nuova linfa alla città nel desiderio di valorizzare e salvaguardare il paesaggio urbano in toto unendo aspetti culturali, materiali e immateriali, tecnologici e le aree circostanti, anche quelle verdi.
Concorsi e workshop in modo che possa fiorire un dibattito che non escluda i cittadini affinché anche loro contribuiscano a disegnare la città che verrà.
O, si vuole fare di Campobasso una città dipinta dai muri alle strade e con la vernice, una volta svanita, a smascherare un’area, nel frattempo, diventata fantasma?