Boccardo, UIL: “Bene l’attenzione del Governo, sarebbe bene anche un po’ di dignità molisana”
La notizia che Governo e Parlamento si accingono a riconoscere alcune premialità economiche in materia di sanità al Molise non può che fare piacere. Con alcune precisazioni e puntualizzazioni che, certo, la nostra politica regionale che ha già stappato anzitempo lo spumante per brindare e festeggiare, non mi pare che stia cogliendo.
E, allora, tocca al Sindacato, alla UIL in questa circostanza, metterne in fila alcune. A costo di essere un po’ crudi nell’analisi (ma, per stare nella tematica: il medico pietoso fa la piaga purulenta).
I fatti: ci vengono riconosciute, con anni di ritardo, risorse finanziarie che altre regioni hanno avuto, programmato, utilizzato e speso da tempo. Bene, ma dov’è la festa?
Serviranno a saldare i debiti accumulati negli anni, pagare fornitori, coprire buchi, superare qualche imbarazzo. Doppiamente bene, ma si scandalizza qualcuno se diciamo che le politiche finanziarie vanno orientate, da parte di chi avrebbe il dovere – da amministratore pubblico – di decidere e programmare, poi vanno impostate, magari anche vigilate, messe in operatività, verificate nella loro utilità? Vorremmo tanto anche noi essere una regione come tutte le altre, ma a noi anche il bilancio è stato bocciato!
Per cui, si corre il rischio che la sanità di oggi non riporterà un qualche vantaggio che i cittadini potranno cogliere: no il potenziamento dei servizi nel territorio perché non ne abbiamo nemmeno idea, no ammodernamento degli ospedali o delle apparecchiature, non un ripensamento della connessione fra pubblico e privato accreditato, nemmeno condizioni di lavoro migliori per gli operatori della salute, sempre lì a rincorrere il sotto organico e con contratti poveri e precari, mal gestiti, poco pagati se rapportati a impegno e sacrificio. Possiamo dire che meriteremmo di meglio, come cittadini consapevoli e – noi almeno si – orgogliosi e progettuali al tempo stesso.
Quella che viene adesso è persino più bella: per aiutare la gestione commissariale (che nessuno, nemmeno lontanamente, sospetta quando potrà finire) si potranno contrattualizzare esperti. Nessuna valorizzazione di capacità che pure ci sono fra gli operatori, i quadri, i dirigenti della sanità e nel dipartimento salute della regione, lavoratori che meritano maggiore rispetto compresa la stabilizzazione. Invece NO, porteremo qualche bella testa da altra realtà territoriale, la pagheremo probabilmente anche bene, la inseriremo in un contesto lavorativo, culturale, ambientale, sociale, politico ed economico che probabilmente non ha mai visto e conosciuto. Diamo per scontato che siano competenti dei nostri giovani Molisani, ma speriamo che siano dei maghi, che capiscano al volo, che sappiano connettersi velocemente, che vadano in giro a guardare e valutare la realtà del territorio, magari che addirittura si mettano in ascolto di chi, lavorandoci, forse qualcosa può sapere e segnalare.
Aggiungiamo, a questo fine, centinaia di migliaia di euro a quanto la gestione commissariale è costata e sta costando alle casse molisane. A noi, peraltro, piacerebbe sapere quanto, in modo analitico e documentato. Alla politica vorremmo però porre la domanda chiave: avremmo potuto farci dell’altro con queste risorse?
Conclusione.
Va tutto bene. Va bene che Draghi si ricordi che c’è anche il Molise. Va bene che il Ministro Speranza abbia preso in mano la cosa; da parte nostra ci ripromettiamo di far giungere a lui un dossier con dati, informazioni e idee progettuali e percorribili, immediatamente realizzabili nell’interesse dei cittadini molisani e, contemporaneamente, degli operatori della salute.
Proprio quelle idee forti, proprio quei progetti di lungo respiro, proprio quella capacità di lettura dei bisogni e di progettazione degli interventi che da tempo chiediamo – voce che urla nel deserto – ad una giunta regionale del signor “son qui io, faccio tutto io”. Tra uno stornello con accompagnamento di chitarra ed una bevuta ai cento milioni che piovono da Roma, un po’ di dignità non guasterebbe. Magari per dire che, pagati i debiti che ci appesantivano, ora cominciamo a correre, sappiamo dove andare, il traguardo di una sanità di qualità e per tutti è alla nostra portata. E ci impegneremo, tanto più dopo questo gesto generoso, a non sfigurare.