AREA ROXY-ROMAGNOLI, DE CHIRICO (M5): DOPO 16 ANNI DI PROMESSE SI FACCIA CHIAREZZA. LA PROPRIETÀ NON È DI TOMA MA DELLA COLLETTIVITÀ

“L’area di proprietà della Regione che va dall’ex stadio Romagnoli all’ex Hotel Roxy, in pieno centro a Campobasso, è abbandonata da tanti, troppi anni”. Lo scrive il consigliere regionale, Fabio De Chirico. Ben due presidenti, prima di Toma, hanno manifestato l’intenzione di riqualificarla dando una sede alla Regione e al Consiglio regionale. E due anni fa, lo stesso Toma ha annunciato novità, ma ad oggi l’operazione resta avvolta da un velo di mistero. È allora il caso di fare chiarezza sulla vicenda.

Nel lontano 2005 un accordo tra Regione e Comune di Campobasso prevedeva un dettagliato programma di investimenti, noto come ‘Master plan’, per acquisire e realizzare nell’area immobili da destinare anche agli uffici regionali. Nel 2008 fu bandito un ‘concorso internazionale di progettazione’ e nel 2010 la Regione acquistò l’immobile dell’ex hotel (da abbattere e ricostruire) per circa 7 milioni di euro.

Seguirono un tortuoso iter amministrativo e i ricorsi presentati da associazioni ambientaliste, che contestavano la rilevante cementificazione prevista. Si giunse dunque ad un nuovo accordo tra Regione e Comune per ridimensionare il carico urbanistico e dopo qualche anno, nel 2014, alla revoca del vecchio concorso e alla pubblicazione di un nuovo bando denominato ‘Concorso di idee’. Furono così individuati e premiati i primi tre studi tecnici e i loro rispettivi progetti.

Il motivo di questo cambio di rotta era, a nostro avviso, condivisibile: la vecchia idea progettuale, stimata in più di 100 milioni, prevedeva una significativa cementificazione dell’area del campo sportivo. Cubature di cemento che si è deciso di ridurre e ciò ha abbassato la stima dei costi a 50 milioni di euro.

Ma da allora nulla è cambiato: non è stato approvato alcun progetto preliminare, né si è ricorsi alla finanza di progetto per attuare la riqualificazione urbana programmata molti anni prima. Cinque anni più tardi, però, la palla degli annunci è passata a Toma che ha annunciato pubblicamente uno stanziamento di 2,5 milioni di euro per la demolizione del Roxy, immobile nel tempo divenuto strutturalmente precario, rifugio di animali randagi e tossicodipendenti. Ma c’è di più.

Sempre nel 2019, il Presidente ha dichiarato di aver ricevuto una manifestazione di interesse da parte di un gruppo politecnico per un Project Financing. Per i non addetti ai lavori, questa è una procedura con cui un privato si fa carico della realizzazione di un’opera di interesse pubblico, a fronte degli incassi di eventuali proventi (ad esempio i ticket dei parcheggi e l’affitto di locali commerciali).

Con la demolizione a carico del privato, secondo Toma, i 2,5 milioni stanziati sarebbero stati ‘dirottati sulle strade molisane’.

Ma, ad oggi, non vi è alcun riscontro ufficiale di questo presunto interessamento. Per vederci chiaro, ho proceduto con un accesso agli atti, ma niente di quanto dichiarato dal Presidente sembra essere stato mai protocollato. Inoltre, nelle scritture contabili regionali non vi è traccia dei 2,5 milioni destinati alla demolizione.

Il sindaco di Campobasso, che dovrebbe essere coinvolto nell’iter progettuale come è accaduto nelle passate legislature, non ha avuto alcuna comunicazione dal Governatore. Se davvero si realizzasse questo ormai leggendario progetto, impatterebbe significativamente sulla vita nel capoluogo. Va da sé che il Sindaco dovrebbe essere chiamato a collaborare, per disegnare insieme uno sviluppo sostenibile della città, nonché per ridisegnarne la viabilità.

Alla luce di tutte queste considerazioni, ho depositato un’interpellanza urgente in Consiglio regionale. Il presidente Toma dovrà spiegare ai molisani se esiste davvero l’interesse di un privato sul progetto; dove sono i 2,5 milioni per la demolizione dell’ex hotel; se intende coinvolgere il Comune di Campobasso nella riqualificazione dell’area. Non da ultimo, Toma dovrà dirci chiaramente se la Regione intende davvero procedere con un progetto di cui si parla, ormai, da 16 anni. E, nello specifico, se intende procedere con l’idea progettuale che ha vinto l’ultimo concorso.

L’alone di mistero intorno a questa vasta area del centro cittadino è ingiustificata: la collettività ha il diritto di conoscere le idee della politica per il futuro della città. L’area è di proprietà pubblica, non è una questione privata tra Toma e i suoi presunti contatti.