Autonomia differenziata, i rischi per le regioni del sud
E’ tornata nell’agenda politica la questione dell’autonomia differenziata. Ovvero, il modo per dare attuazione ad una parte della Costituzione attraverso una legge quadro che deve definire la cornice per le intese fra il governo e le singole Regioni con cui trasferire nuove funzioni appunto alle Regioni. In gioco c’è l’elenco delle 23 materie che la riforma costituzionale del 2001 ha assegnato alla competenza concorrente fra Stato e Regioni: si va dall’istruzione ai beni culturali, dalle professioni alle infrastrutture. Una proposta, però, che per il presidente della Giunta regionale della Campania, Vincenzo de Luca, ha bollato come negativa perchè spacca il paese in due . Ieri, confronto aperto in Conferenza delle regioni tra i presidenti delle Giunte e il ministro degli affari regionali, Roberto Calderoli, su una prima bozza di proposta. Al tavolo della Conferenza, però, non c’era il presidente della Giunta regionale del Molise, Donato Toma che ha scelto di essere a Lipsia per presenziare all’incontro delle regioni dove sono presenti le aziende automobilistiche in vista della transizione ecologica. Al suo posto, l’assessore ai Trasporti, Quintino Pallante. Una scelta che è apparsa a dir poco anomala considerando l’importanza e le implicanze dell’incontro di ieri in Conferenza delle Regioni. Un incontro, quello in Germania, che ha visto, per le altre regioni, la presenza dei relativi assessori allo sviluppo economico proprio per consentire ai relativi presidenti di Giunta di essere a Roma al confronto sulla proposta dell’autonomia differenziata. Al contrario di quanto fatto dal presidente, Toma
Le ragioni della protesta delle regioni del sud, le ha espresse Michele Emiliano presidente della regione Puglia.
A rinforzare le tesi espresse dalle regioni del sud anche il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto che chiede i livelli essenziali delle prestazioni prima di qualsiasi nuovo confronto.