Sanità, ancora manca il commissario
La questione commissariamento della sanità, ora, sta facendo acido. Anzi, sta continuando a distruggere quel poco che è rimasto del sistema sanitario regionale. Non è possibile che ci si ricordi della sanità solo come luogo, palestra, ring di pugilato personali. Dimenticando che i cittadini molisani sono stufi dei personalismi, delle logiche politiche, delle strumentalizzazioni personalistiche. La gente vuole risultati concreti. Non ha interesse per dirigenti medici, primari e non si appassiona a lotte per il primariato o per la conservazione di posti personali. Vuole potersi curare, in pace. E, basta. La persona malata è un’altra persona rispetto ad una non malata, perché sarà sempre privata della certezza del domani. In materia di salute la gente per questo vuole il meglio, vuole fidarsi. Con il tempo, purtroppo, alle regole della buona clinica sono subentrate quelle burocratiche, favorendo così il diffondersi di una medicina debole. Il diffondersi e il ripetersi di liturgie impastate di polemiche e di rancori. Senza pensare alla qualità delle prestazioni e all’evidenza clinica dei servizi offerti. E il cittadino è stato messo da parte. E, intanto, c’è chi continua ad ignorare questa sentita volontà. Continua ad alimentare dubbi e polemiche. Nessuno che si scandalizza quando i molisani sono costretti a ricoverarsi a Brescia o altrove per essere operati. Nessuno che si scandalizza quando i molisani sono costretti a doversi portare fuori regione per una cura riabilitativa, per una cataratta, per un parto. Ed, intanto, c’è chi rinuncia a curarsi e cresce la povertà sanitaria. C’è qualcosa che non va, non regge, non esiste.