CADAVERE IN MARE CHIESTO ESAME DNA
Giaceva in acqua da almeno 15 giorni e questa è l’unica certezza che si ha al momento. Questo è ciò che emerso dalle analisi effettuate dagli inquirenti a partire dal 22 aprile, giorno i cui il corpo della donna è stato rinvenuto al largo delle acque molisane. Gli sforzi compiuti dagli investigatori e dai medici legali non sono bastati, quindi, a far luce su questa triste vicenda e a nulla sono serviti tutti gli accertamenti del caso, condotti con meticolosità e incrociando tutte le informazioni giunte a riguardo, fra segnalazioni e denunce di scomparsa.
E dunque la decisione della procura di Larino appare più che giustificata: sul cadavere, infatti, è stato predisposto l’esame del DNA, l’unico strumento attraverso il quale sarà possibile, si spera, dare un’identità ad un corpo senza nome. I dati raccolti con questo test saranno, infatti, inseriti in una banca dati dove potranno essere comparati con altri già in possesso e sui quali sembrerebbe che qualcuno sia già al lavoro.
C’è una pista, infatti, che farebbe risalire il cadavere a quello di una donna straniera, un’ipotesi che trova riscontro anche nella diramazione di un comunicato internazionale sul ritrovamento del corpo da parte della stessa Capitaneria di Porto di Termoli. Un indizio importante, poi, è rappresentato dall’abbigliamento della donna, perfettamente conservato e riconoscibile: una t-shirt bianca, pantaloni neri e una giacca color marrone; purtroppo sul corpo non è stato trovato alcun oggetto e questo ha rallentato non poco le indagini, costringendo gli uomini della capitaneria a proseguire le ricerche in acqua, su indicazione del comandante. Insomma, molti dubbi che probabilmente solo l’esame del DNA potrà sciogliere, nella speranza di riconsegnare a quanti sono in ansia in questo momento almeno un corpo sul quale poter piangere.