RITI DEL VENERDI SANTO. A CAMPOBASSO MALUMORI PER LA DECISIONE DELLA SOLA PREGHIERA DINANZI AL CARCERE
L’emergenza sanitaria ha finito con il bloccare la processione del Venerdì Santo anche a Campobasso. L’unico momento per richiamare il senso del rito religioso, è stato quello della fermata dinanzi alla casa circondariale con la preghiera del detenuto. Per il secondo anno consecutivo, il vescovo di Campobasso, monsignor Giancarlo Bregantini ha voluto che fosse questo il momento per richiamare uno dei passaggi della processione del Venerdi Santo. Una scelta, però, che al pari di quella dello scorso anno ha trovato fredda la città. Non è possibile, infatti, né tantomeno pensabile che il rito religioso della processione del Venerdì Santo, possa essere racchiuso dinanzi la casa circondariale. Sicuramente significativo ma completamente cancellato il momento corale della partecipazione popolare e di quel pathos che il canto del Teco Vorrei riesce a dare al rito religioso che, di sicuro, non può essere contenuto solo con lo stazionamento dinanzi la casa circondariale. Così come non può essere racchiuso in dichiarazioni politiche o sociali. La processione del Venerdì Santo a Campobasso va oltre la fede popolare. Di quel Teco Vorrei che pregna le mura di Campobasso. Dove la religione si fonde con i riti popolari e con la stessa identità di una comunità, che non è reperto arcaico. Ed è quello che è mancato nel momento voluto anche quest’anno da monsignor Giancarlo Bregantini dinanzi la casa circondariale di Campobasso. In quel piazzale spoglio sembra che la religione abbia perso il suo fascino perché ha perso la forza fascinatrice della sua liturgia, la possente rappresentazione dei suoi riti.