SANITA’, IN CONSIGLIO REGIONALE LA MOZIONE DELLA MAGGIORANZA PER CHIUDERE IL DISAVANZO
Con l’atto di indirizzo approvato il Consiglio regionale ricorda come la Regione Molise sia assoggettata al commissariamento da parte del Governo per il rientro dal disavanzo sanitario, a far data da luglio 2009; da allora, si puntualizza di conseguenza, si sono susseguiti di diversi commissari e sub-commissari alla sanità, ora nelle persone dei Presidenti della Giunta P.T. ora in altri soggetti. Ancora l’Assemblea rileva come la gestione commissariale, quand’anche nelle persone dei presidenti della giunta regionale, non agisce in nome e per conto dell’ente commissariato, ma esso è un organo di diretta emanazione del Governo, il quale, utilizzando i propri poteri sostitutivi, che trovano fondamento nell’art. 120 della Costituzione, si sostituisce all’Ente – di fatto, esautorandolo – quand’anche la necessità dettata dal raggiungimento degli obiettivi di stabilità e consolidamento della finanza pubblica. Si sottolinea, poi, nella parte motiva dell’atto discusso e varato che, nonostante le attività e, comunque, le buone intenzioni e le lodevoli iniziative delle gestioni commissariali, il disavanzo sanitario rimane enorme e in costante aumento. Disavanzo che ormai a tutti gli effetti è divenuto strutturale ed estremamente assorbente le risorse regionali, pregiudicando gli spazi operativi a livello finanziario e programmatico dell’Ente. Si ricorda ancora nelle premesse dell’atto di indirizzo che la Sentenza n. 219/2013 della Corte Costituzionale, a mente della quale (§ 14.7) “L’attività del commissario, inserendosi nell’ambito del potere sostitutivo esercitabile dallo Stato nei confronti della Regione, è perciò direttamente imputabile al primo” e che “durante la vigenza del piano di rientro, neppure il legislatore regionale può interferire con esso (sentenza n. 78 del 2011). Anzi, l’art. 2, comma 80, della legge n. 191 del 2009 obbliga il Consiglio regionale a modificare, sospendere o abrogare norme regionali che siano di ostacolo all’attuazione del piano, e comunque dall’astenersi dal produrne di nuove”. Di seguito si sottolinea come la stessa Corte Costituzionale sia intervenuta con sentenza n. 168 del 2021, con la quale, da un lato ha evidenziato che l’ente commissariato non può adottare provvedimenti (né iniziative legislative) che possano anche essere solo potenzialmente in contrasto con la gestione commissariale; per altro verso – attesa la celerità con cui una gestione commissariale dovrebbe risolvere il problema di cui è stata investita – la medesima sentenza ha sottolineato l’evidente anomalia di un commissariamento pluriennale che non abbia raggiunto i propri obiettivi in tema di livelli essenziali delle prestazioni sanitarie e di equilibrio finanziario della sanità. Tanto premesso l’Assise, considerando che è impossibile al momento, procedere all’espunzione del debito sanitario dal debito complessivo della Regione e ritenuto che ora quello è un debito da quantificarsi, possa, in realtà, essere ritenuto una possibile posta attiva da parte Ente regionale vantato nei confronti dello Stato su cui poter programmare, impegna il Presidente della Giunta Regionale, a conclusione della verifica dei flussi in entrata e uscita della gestione sanitaria, ad interloquire con il Governo Nazionale, affinché quest’ultimo adotti gli opportuni provvedimenti volti al riconoscimento di un credito vantato dalla Regione stessa nei confronti dello Stato Nazionale, da soddisfare anche in più annualità, così da poter programmare e realizzare interventi indispensabili per il raggiungimento dell’equilibrio economico finanziario nonché dell’efficienza ed efficacia della sanità regionale.
Con la mozione approvata l’Assemblea da quindi mandato al Presidente della Giunta affinché adotti tutti gli atti necessari e consequenziali all’impegno ricevuto.