Editoria, una legge ‘porcata’
In consiglio regionale solo dieci consiglieri a votare la proposta di legge di interpretazione autentica di un articolo della legge per l’editoria. Quello con il quale si cancella il divieto di cumulo di contributi nazionali con quelli regionali. Un cumulo che lo stesso Consiglio di Stato ha ritenuto, con sentenza, che la locuzione deve essere intesa nel senso di “per l’annualità precedente”: lo impone l’interpretazione sistematica della medesima legge regionale che riferisce il contributo alle spese sostenute dall’impresa (per spese generali e per il personale dipendente con contratto di lavoro subordinato a tempo così come risultanti dal bilancio di esercizio e dalle dichiarazioni sottoscritte dai richiedenti per evitare che per la stessa spesa si possa avere un doppio contributo”. Al contrario della sentenza, però, i consiglieri regionali rimasti in aula a votare: Aida Romagnuolo, che ha proposto la discussione, Armandino D’Egidio, Gianluca Cefaratti, Filomena Calenda, Michele iorio, Quintino Pallante, Antonino Tedeschi, Paola Matteo, Nico Romagnuolo e Donato Toma hanno ritenuto di dare una loro interpretazione della legge e andando a favorire una sola testata rischiano anche un danno erariale. Perché tanta fretta pur dinanzi ad una sentenza del Consiglio di Stato? Ma, poi, posizioni in aula alquanto particolari visto e considerato che il consigliere Michele Iorio è ancora interessato da un processo legato ad un presunto sistema proprio riguardante il settore dell’editoria. E lo stesso consigliere regionale Quintino Pallante ha parentela diretta con la testata maggiormente interessata dal provvedimento di legge. Una legge porcata, come l’ha definita una testata quotidiana cartacea di questa mattina che segna un punto a sfavore del Consiglio regionale